Infertilità

Sterilità

La sterilità è l’incapacità di concepire. Si parla di sterilità quando la gravidanza non arriva dopo 12 mesi di
rapporti non protetti. Essa può essere primitiva (nel caso in cui non si è mai avuta una gravidanza) o
secondaria (in caso di gravidanza precedente).
Lo studio della sterilità richiede un approfondimento sulla coppia a 360 gradi. Presso il centro del Dr
Saccone le future mamme ed i futuri papà possono sottoporsi ad un percorso diagnostico completo e
personalizzato per la diagnosi dell’infertilità, sino ad arrivare all’eventuale procreazione medicalmente
assistita (PMA).
La prima consulenza di coppia è il primo passo da compiere nel caso in cui non si riesca ad ottenere una
gravidanza. Molto spesso infatti vi sono alla base piccoli deficit clinici, facilmente affrontabili e risolvibili.
Nei casi più “complessi” viene presentata l’opportunità di ricorrere ad un trattamento di Fecondazione
Assistita, che potrà consistere in un I livello (IUI – inseminazione intrauterina) o in un II livello.
L’inseminazione intrauterina (IUI) è una tecnica PMA attraverso la quale si cerca di aumentare le possibilità
di incontro tra i gameti (ovociti e spermatozoi) all’interno della tuba. È quindi una tecnica di fecondazione
in vivo che consiste nell’introdurre in cavità uterina il liquido seminale dopo opportuno trattamento in
laboratorio.
Le tecniche in vitro, di II livello, consistono della FIVET e nella più recente ICSI. In questo caso la donna è
sottoposta a induzione multipla controllata dell’ovulazione con somministrazione giornaliera di
gonadotropine. La somministrazione delle gonadotropine inizia a partire dal primo/secondo giorno del ciclo
con una durata media di 8-9 giorni. Quando i follicoli hanno raggiunto la dimensione idonea, l’ovulazione
viene indotta con una iniezione di gonadotropina corionica umana (hCG) e dopo 36 ore verrà effettuato il
pick-up, cioè il prelievo degli ovociti che avviene sotto anestesia in sala operatoria. Gli ovociti vengono
quindi fecondati per dar vita agli embrioni fino allo stadio di blastocisti. Gli embrioni così formati, saranno
trasferiti in utero.

Poliabortività

Si parla di poliabortività in caso di tre o più aborti spontanei. La poliabortività è una condizione purtroppo
comune tra le donne, che può essere devastante dal punto di vista fisico e psicologico. Per questo motivo è importante non sottovalutare questa condizione e già dopo un aborto spontaneo andare a indagare le
cause in maniera preventiva. Se è pur vero che la maggior parte degli aborti spontanei del primo trimestre hanno una causa ‘genetica’, va anche detto che sono numerose le patologie che possono non essere note, e che se non trattate causeranno in futuro altri aborti.


Quali sono pertanto gli esami da effettuare in caso di ripetuti aborti spontanei? Prima di tutto è
fondamentale un’accurata visita ginecologica, che comprenda PAP-test ed una completa ecografia pelvica.


In caso di sospetto di malformazione uterina, la visita comprenderà anche un’ecografia 3D/4D e una
isteroscopia diagnostica. Inoltre bisogna andare a indagare gli esami per la tiroide, la presenza di eventuali autoanticorpi, il profilo trombofilico, il test per la celiachia, e i valori di omocisteina. La mappa cromosomica di entrambi i partner ed eventuali altri esami immunologici possono essere utili. Esami infettivologici a livello della vagina e del collo uterino possono essere utili, ma ciò che è più importante è l’effettuazione di tali esami precocemente nel primo trimestre della gravidanza successiva.

Una volta identificata la causa la terapia adeguata riduce il rischio di ricorrenza di aborto spontaneo. Ad esempio in caso di accertata trombofilia, il trattamento con eparina a basso peso molecolare, riduce il rischio del 70%. In caso di deficit di progesterone invece, la supplementazione per via vaginale si associa ad una riduzione del rischio di aborto del 35%.