La toxoplasmosi in gravidanza: cosa sapere davvero

La toxoplasmosi è una delle infezioni più conosciute — e temute — durante la gravidanza.
Molte donne ne hanno sentito parlare, spesso con apprensione, ma non sempre con informazioni corrette.
In realtà, nella maggior parte dei casi si tratta di una condizione facilmente prevenibile e che, con un corretto monitoraggio, non comporta rischi per il bambino.


Cos’è la toxoplasmosi

La toxoplasmosi è un’infezione causata da un parassita, il Toxoplasma gondii.
Nella popolazione generale è molto diffusa e, nella maggior parte delle persone sane, passa inosservata o causa sintomi lievi simili a quelli di un’influenza.
Il problema si pone quando l’infezione viene contratta per la prima volta in gravidanza, perché il parassita può attraversare la placenta e infettare il feto (toxoplasmosi congenita).


Come si trasmette

Le vie di trasmissione principali sono due:

  1. Alimentare – attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta, salumi o insaccati non stagionati, frutta e verdura non lavate adeguatamente.
  2. Ambientale – tramite contatto con terreno, sabbia o feci di gatto che contengono le oocisti del parassita.

È importante sottolineare che il contagio non avviene tramite il contatto diretto con il gatto sano e domestico, ma attraverso l’ingestione accidentale di oocisti eliminate con le feci di gatti infetti che vivono all’aperto o si cibano di roditori.


Quando è rischiosa in gravidanza

Il rischio di trasmissione al feto dipende dal periodo gestazionale in cui avviene l’infezione:

TrimestreRischio di trasmissione al fetoGravità delle conseguenze
Primo trimestreBassa (circa 10–15%)Alta: possibili malformazioni o aborto
Secondo trimestreMedia (30–40%)Media: rischio di lesioni neurologiche o oculari
Terzo trimestreAlta (60–80%)Generalmente lieve o asintomatica alla nascita

Più l’infezione avviene precocemente, minore è la probabilità che raggiunga il feto, ma maggiore è la gravità delle possibili complicanze.


Sintomi e diagnosi

Nella madre, la toxoplasmosi spesso non causa alcun sintomo, oppure si manifesta con:

  • febbre lieve,
  • stanchezza,
  • linfonodi ingrossati,
  • dolori muscolari.

Per questo è essenziale lo screening sierologico, che in Italia è previsto dal protocollo nazionale di gravidanza (D.M. 10/09/1998) ed è gratuito per tutte le gestanti.
Il test ricerca gli anticorpi IgG e IgM anti-Toxoplasma gondii:

  • IgG positive / IgM negative → immunità pregressa → nessun rischio.
  • IgG negative / IgM negative → suscettibilità → serve controllo periodico ogni 4–6 settimane.
  • IgM positive → sospetta infezione recente → servono test di conferma (avidità IgG, test di riferimento in laboratorio specializzato).

Cosa fare se l’infezione è recente

Se l’infezione viene confermata come acuta in gravidanza, il ginecologo avvia immediatamente la profilassi farmacologica per ridurre il rischio di trasmissione al feto:

  • Spiramicina (antibiotico macrolide) fino alla fine della gravidanza, se non vi è evidenza di infezione fetale;
  • In caso di sospetta infezione del feto (positività del liquido amniotico al test PCR), può essere indicata la terapia con pyrimethamina + sulfadiazina + acido folinico, sotto stretta supervisione specialistica.

La gestione è multidisciplinare e prevede ecografie mirate e amniocentesi solo nei casi in cui il timing dell’infezione lo renda utile.


Prevenzione: le regole semplici ma efficaci

La toxoplasmosi si può evitare quasi sempre seguendo alcune regole igieniche di base:

  1. Cuocere bene la carne, evitando carpacci, tartare e insaccati crudi.
  2. Lavare accuratamente frutta e verdura, anche se sbucciate.
  3. Evitare il contatto diretto con terriccio o sabbia senza guanti.
  4. Pulire la lettiera del gatto con guanti e, se possibile, delegando l’operazione ad altri.
  5. Evitare l’assaggio di alimenti crudi durante la preparazione (come carne tritata o salse non cotte).
  6. Lavare bene mani, coltelli e taglieri dopo aver manipolato carne o verdura cruda.

Queste abitudini, integrate nella vita quotidiana, sono sufficienti a proteggere la maggior parte delle donne non immuni.


Toxoplasmosi e gravidanza: niente allarmismi

Essere sieronegative alla toxoplasmosi non deve generare ansia, ma consapevolezza.
Il rischio di contrarre l’infezione seguendo le norme igieniche corrette è molto basso, e il monitoraggio periodico consente una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo.

Oggi, grazie ai protocolli di prevenzione e alle terapie disponibili, le forme congenite gravi sono rare nei Paesi con screening prenatale attivo, come l’Italia.


In sintesi

  • La toxoplasmosi è un’infezione parassitaria che può trasmettersi al feto se contratta in gravidanza.
  • Si previene con semplici regole alimentari e igieniche.
  • Il test sierologico consente di sapere se si è immuni o suscettibili.
  • In caso di infezione recente, la terapia antibiotica riduce il rischio di trasmissione al bambino.
  • Con un corretto monitoraggio, la gravidanza può procedere serenamente e in sicurezza.